Le Considerazioni
di
Raffaele Vacca
 

AGLI AMICI

Quanti che l’hanno conosciuto ancor ricordano monsignor Raffaele Pellecchia, arcivescovo di Sorrento e vescovo di Castellammare di Stabia, scomparso a Napoli il 3 maggio 1977?
Quanti che l’hanno conosciuto si sono adoprati per far conoscere ai più giovani di loro questo “vescovo “convertito” dal Concilio, che aveva ispirato il suo episcopato al rinnovamento della mente, della fede e dei costumi secondo le grandi scoperte evangeliche donate al mondo e alla Chiesa dallo Spirito del Concilio”?
Sono queste parole di don Carmine del Gaudio, attuale parroco moderatore di Capri. Si trovano nel suo ricordo di monsignor Raffaele Pellecchia, incluso nel numero in memoriam del“Bollettino ecclesiastico”, pubblicato nel maggio – giugno 1977.
Il ricordo si conclude con queste parole: “Un Vescovo così non lo dimenticheremo! Troppo ha inciso nella nostra vita di fede per far sì che lesue parole, i suoi gesti, il suo stile di vita e di morte si svuotino con ilpassare del tempo”.
Ma è stato proprio così? Davvero dopo trentacinque anni dalla sua scomparsa non è caduto su di lui quell’oblio che invece, a dir di Aleksander Sergeevič Puškin, ben presto avvolse la tomba del giovane poeta Vladimir Lenskij, quantunque, per un po’,dopo la sua tragica morte, ogni mattino un lieve vento avesse fatto ondeggiare la nuova ghirlanda appesa ai rami di un pino ricurvo, ed ogni sera due amiche fossero andate piangendo verso la tomba, ed avessero sostato intorno a questaabbracciandosi?
Per me, oblio su monsignor Raffaele Pellecchia non è caduto. È rimasto sempre spiritualmente presente. A lui, nel 2010, ho dedicato uno dei tre saggi del dossier Tre grandi arcivescovi e la cultura. A lui, nell’imminenza del trentacinquesimo anniversario della sua scomparsa terrena, ho dedicato Semi di Speranza, che potrà essere letto cliccando sul link in calce alla lettera. Cordialmente
          
RAFFAELE VACCA
1 maggio 2012

(clicca sull'immagine per scaricare il file di "S

 

 

 

 

Il TEMPO DELLA PASQUA

(Riflessione scritta da Raffaele Vacca, dedicata agli amici con l’augurio di trascorrere la Pasqua di quest’anno nella serenità e nella grazia.)
Per tutti gli uomini la settimana che, in un anno tra il 30 ed il 33della nostra era, si svolse a Gerusalemme, dalla domenica delle Palme a quella della Resurrezione, è la più importante della storia umana....(continua a leggere)

“Considerazioni di metà Agosto 2011”
scritte da Raffaele Vacca e dedicate dall’autore agli amici, ai residenti dell’isola di Capri e ai capresi d’elezione.

"Da decenni stiamo vivendo in un grosso equivoco, che Soren Kierkegaard definirebbe di ipocrisia o di disonestà. Da un lato si lascia dire (o addirittura si richiede di dire,specialmente in articoli di giornali) come si dovrebbe vivere. Dall’altro si continua imperterritamente a vivere come se nulla fosse stato detto...(continua a leggere)

IL MESSAGGIO DELLA  VENTISETTESIMA EDIZIONE
DEL
PREMIO CAPRI SAN MICHELE

La situazione del nostro tempo, l’Italia, il Paesaggio, Dio, sono i temi, sui quali si sofferma il Messaggio della XXVII edizione del Premio Capri – S. Michele, svoltasi a settembre, e che ha riconfermato che il Premio è una manifestazione culturale di grande prestigio per l’Italia e per l’isola di Capri e di spicco internazionale.

  Mentre la crisi economica ha messo in luce l’esistenza di altre gravi crisi, si continua a vivere dimenticando il senso delle prime e delle ultime cose. E questo anche in Italia, dove si continuano ad imitare cose straniere, dimenticando che possiede un ricchissimo patrimonio culturale e spirituale, che potrebbe farla ridiventare guida, per uscire dalle sabbie mobili, nelle quali l’Occidente è caduto. E dove si continua a non tener conto, anzi a disintegrare, i suoi vari e bellissimi paesaggi, che hanno contribuito a creare quel patrimonio.
Il Messaggio si conclude ricordando che la riduzione dell’uomo alla sola dimensione orizzontale lo ha portato al disorientamento, allo smarrimento, alla decadenza. Ciò perché si è dimenticato e si dimentica Dio. Invece, come dice il sottotitolo dell’opera vincitrice dell’edizione, Con Lui o senza di Lui cambia tutto.
(leggi e/o scarica il testo del messaggio )

BREVE RIFLESSIONE SULLA QUARANTASEIESIMA EDIZIONE DELLA SETTIMANA SOCIALE DEI CATTOLICI ITALIANI

 

 Dal 14 al 17 ottobre 2010 si è svolta a Reggio Calabria la quarantaseiesima Settimana Sociale dei Cattolici Italiani.

  È stata un’assemblea della Chiesa italiana, la quale, come si sa, si articola in duecentoventitre diocesi ed in oltre venticinquemila parrocchie. Non c’erano delegati delle tre parrocchie dell’isola di Capri; non so se ci fossero delegati della nostra diocesi di Sorrento – Castellammare di Stabia.

  Moltissime sono le riflessioni che mi sono venute leggendo il documento preparatorio, ascoltando per televisione e rileggendo poi i vari interventi, ascoltando le conclusioni delle cinque assemblee tematiche.

  Qui noto alcune delle riflessioni che mi sono venute ascoltando e rileggendo il Messaggio di Benedetto XVI, il quale, da cardinale, ha vinto due volte il Premio Capri – S. Michele, la prolusione del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, al quale nel 2008 fu assegnato il Premio Capri – S. Michele del venticinquesimo, e le relazioni di Lorenzo Ornaghi e Vittorio Emanuele Parsi, vincitori della XVIII edizione del Premio.

  Ascoltando e rileggendo questi interventi, mi è accaduto spesso di domandarmi: Ma essi sono stati ascoltati e letti nella nostra diocesi? Sono stati ascoltati e letti nelle nostre parrocchie? Saranno meditati? Daranno frutti pratici?

  Tralascio la situazione diocesana. Mi limito a quella isolana. Nell’isola saranno state e potranno essere lettura e riflessione di qualche singolo, ma non di un insieme, sia pur intendendo per tale un ristretto numero di persone.

  È quello che quasi sempre è avvenuto in passato, anche perché sono mancati e mancano luoghi dove sia possibile quel “confronto solidale”, del quale ha parlato il cardinale Bagnasco nella conclusione della sua prolusione, e perché gli abitanti dell’isola si sono impigliati nel ritenere che Capri sia una località a sé, dove non ci sia bisogno di ascoltare quel che viene detto altrove.

  Per essere un mondo a sé dovrebbe essere consapevole di se stessa, ed avere una sua autonomia culturale. Ma consapevolezza non ha, perché poco si indugia nel pensiero che, come ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, è la facoltà che libera dal mondo sensibile, “non per negarlo, ma per aprirsi all’universale, alle verità universali”. A queste si previene prendendo giusta distanza dai fini immediati, gustando “la libertà pur dovendo affrontare i bisogni quotidiani”, usando la ragione non “solo in modo calcolatore”, ma anche in modo contemplativo, “per chiedersi non solo il nome delle cose, ma anche il perché e il dove, il senso di tutto”.

  Ed, al pari di quasi tutte le comunità mondiali, non può avere nessuna autonomia culturale, giacché viviamo in tempi, nei quali ogni comunità deve mediare le proprie tradizioni e la propria essenza con quel che viene dal mondo.

  Ciò a Capri però non accade, per cui si rifiuta quel che di alto viene da fuori, mentre poi si accetta passivamente quel che viene spacciato per materialmente utile ed attuale, e che è invece effimero.

  I documenti che ho citati illuminano non solo la situazione italiana, ma anche la situazione dell’isola di Capri, dove, per lo più, ci si continua a dirsi cattolici, quantunque vi sia sempre più scarsa disponibilità a riconoscersi “cattolici nell’Italia d’oggi”, si confonde l’individualità con la personalità, e non si riconosce il primato della vita spirituale.

  Quantunque sia stata appena sfiorata finora dalla crisi economica, anche nell’isola c’è, come ha detto Benedetto XVI nel suo Messaggio, la tentazione al ripiegamento ed al disorientamento. E c’è sfiducia nella possibilità di realizzare i propri ideali di vita, che si trasforma in rassegnazione, diffidenza, disaffezione e disimpegno, che invitano o ad andarsene o, se si resta, a non far nulla per il futuro.

  Ci sono visioni parziali, ma manca “una visione chiara di tutti gli aspetti economici, sociali, culturali e spirituali”. Manca soprattutto perché alcuni, presi dai loro particolari interessi, vogliono che non ci sia.

  Ci sono egoismi, cupidigia di beni, bramosia di potere, che si oppongono al riconoscimento ed alla valorizzazione delle potenzialità culturali, spirituali e morali esistenti, ed al formarsi a responsabilità pubbliche con competenze professionali.

  Non c’è consapevolezza che il cattolicesimo “ha un’eredità di valori che non sono cose del passato, ma costituiscono una realtà molto viva ed attuale, capace di offrire un orientamento creativo per il futuro”.

  Anche nell’isola sembra che l’insieme sia stato frantumato, “per esaltare ed assolutizzare la parte, le singole esperienze, temendo ciò che appare definitivo e totalizzante”. Per cui ogni decisione ha valore per sé.

  In tutti i campi, c’è sospetto, spesso irriguardoso, contro qualsiasi tipo di riflessione e di valutazione oggettiva. Per cui, come nota ancora Lorenzo Ornaghi, “ciò che si può fare in comune si va sempre più trasformando in una pratica di comportamento rifiutata, contrastata o comunque ritenuta di second’ordine”. Mentre si consolida quella “feudalizzazione” di poteri, che porta a “leadership sempre più personali e personalizzare”, allargando la frantumazione.

  Nei documenti che ho citato all’inizio ci sono altri passi che integrano la situazione qui delineata. Ma sarebbe lungo riportarli. Così come sarebbe lungo riportare le varie proposte per uscire dalla drammatica situazione nella quale siamo. Tutto ciò sarà compito di altri momenti.

  Il compito d’oggi era quello di sintetizzare, alla luce di documenti di vincitori del Premio Capri – S. Michele, la situazione nella quale siamo, nella consapevolezza che solo la sua conoscenza può aiutare a bene “operare nelle contingenze del presente, guardando di necessità al prossimo futuro”. e di ricordare che, come ha detto il card. Bagnasco, non bisogna scoraggiarsi mai, non bisogna aver timore di apparire voci isolate, giacché “nessuna parola vera resta senza frutto”.

  Aggiungerò solo che, concludendo la sua relazione, Lorenzo Ornaghi ha auspicato non dichiarazioni d’impegno retoriche, o fughe in avanti. Ma un lavorare insieme. “Un lavoro in comune con tutte quelle “parti” della società disponibili a perseguire un obiettivo, un “bene” autentico, più alto degli interessi frazionali”. Un lavoro insieme prima e soprattutto fra i cattolici.

  Ma nell’isola di Capri è possibile un tale lavorare insieme? Potrebbe essere una speranza, anche se l’esperienza induce a dare una risposta negativa.

per leggere le altre considerazioni già pubblicate clicca qui

 

 
 
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