La
chiesa di San Michele in Anacapri Il testo è liberamente tratto dall'articolo "L'isola degli angeli" di Raffaele Vacca, pubblicato nel N°88 di settembre 2005 della rivista "I luoghi dell'infinito", supplemento distribuito dal quotidiano l'Avvenire. |
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La chiesa di San Michele faceva parte del monastero fondato da Suor Serafina nel 1683(cfr. Raffaele Vacca "Una Costruttrice" pag. 31 in "Note su Capri" Guida Editore). Nata nel 1619, aveva fondato a Capri una comunità religiosa femminile, erigendo per questa il monastero del Santissimo Salvatore. Quando seppe che i turchi, dopo aver attraversato la linea difensiva del fiume Raab, avevano assediato Vienna, pregò San Michele di sostenere le truppe dell'imperatore Leopoldo I, promettendo che se i turchi fossero stati respinti, avrebbe fondato ad Anacapri un monastero e costruito una chiesa in suo onore. | ||||
Il 12 settembre 1683 le forze alleate tedesco- polacche, guidate dal generale Carlo di Lorena e da Giovanni Sobieski, re di Polonia, sconfissero a Kahlenberg l'armata turca, costringendola così a togliere l'assedio e a rifluire verso Oriente. L'11 ottobre Suor Serafina si recò ad Anacapri, che allora era un isola nell'isola; la si raggiungeva solamente attraverso la Scala fenicia, che partiva da | Facciata della chiesa di San Michele |
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La Scala fenicia |
Marina Grande ed era formata da gradini scavati nella roccia. Era un luogo di ininterrotti silenzi, di boschi, di vigneti ed uliveti per lo più degradanti verso il mare, con casette biancheggianti sparse tra il verde dei campi. Qui, grazie al dono di una casa da parte della famiglia Arriviello, Suor Serafina sciolse il suo voto, fondando il monastero di San Michele, poi soppresso il 19 ottobre 1808, per decreto di Gioacchino Murat, re di Napoli. | ||||
La chiesa, costruita quasi certamente su progetto di Domenico Antonio Vaccaro e terminata nel 1719, ha pianta centrale con cupola su base ottagonale e con "quattro archi nel senso della croce e quattro minori che si aprono su nicchie absidate", come scrive il canonico Farace. L'interno della chiesa appare ricco di stucchi, con le pareti bianche che esaltano, per contrasto, il colore del pavimento. L'altare maggiore è ricco di preziosi marmi policromi, gli altari delle cappelle laterali sono di legno ad imitazione del marmo. Nella chiesa sono custoditi diversi dipinti. La tela, situata sopra l'altare maggiore, rappresenta San Michele ed è opera di Nicola Malinconico. | Pianta della chiesa di San Michele, centrale con la cupola a base ottagonale |
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Le due tele, poste ai suoi lati, sono opera di Paolo De Matteis e raffigurano ciascuna un angelo. La Natività e l'Orazione nell'orto, ambedue dipinte da Giacomo del Po, rappresentano, secondo il critico Raffaello Causa, due delle opere più illustri della pittura napoletana del Settecento. Gli altri dipinti, presenti nella chiesa, sono opera di Francesco Solimena, e dello stesso Paolo De Matteis. in particolare sono di De Matteis: l'Angelo Custode, il San Raffaele, L' Annunciazione con l'arcangelo Gabriele. | |||||
Uno sorcio del prezioso pavimento maiolicato di San Michele |
Il pavimento della chiesa, composto da oltre duemila "riggiole", rappresenta la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre. Esso è di eccezionale valore, ed è unico al mondo per la vastità dell'impegno figurativo. L'autore di questo capolavoro, descritto da Maxim Du Camp nel 1862 sulla rivista Revue des Deux Mondes, è Leonardo Chiaiese che lo completò nel 1761. Il Chiaiese eseguì l'opera, probabilmente su un perduto disegno di Francesco Solimena, nelle officine della Marinella a Napoli. Al centro del pavimento è rappresentato un angelo che, brandendo una spada, scaccia Adamo ed Eva. In alto è rappresentato il diavolo, in forma di serpente attorcigliato ad uno dei numerosi alberi rappresentati. La scena è completata da immagini di sapore arcadico ricche di animali , anche mitici quali il liocorno e prati, alberi, piante da frutto e bellissime cascate. Nella parte superiore del pavimento sono raffigurati monti lontani sotto un cielo azzurro, pieno di stelle con il sole sulla sinistra e la luna crescente sulla destra. Sul piano degli altari , che si eleva di un gradino dal pavimento, corrono fregi floreali, coppe ricolme di frutta puttini che recano serti di fiori. Il pavimento ricorda i presepi | ||||
settecenteschi napoletani e sembra avere la freschezza di una antica favola agreste, ma suscita anche malinconia per ciò che con la cacciata si è perduto. |
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